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Revival

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Il Revival

Il revival del jazz tradizionale quello di New Orleans/Dixieland per intenderci, c'è sempre stato.
I primi documenti fonografici erano prerogativa di poche band e queste erano quasi sempre band bianche. I Buddy Bolden e i "Papa" Jack Laine non registrarono mai alcun brano e molti altri musicisti degli albori tenevano alla musica più come a un "divertimento" che a una vera e propria professione, ne è la prova che quasi tutti preferirono alla musica lavori stabili e redditizi tali da consentire una certa sicurezza economica: il jazz non era sufficiente per vivere.
I primi neri a registrare furono King Oliver, Louis Armstrong, Jelly Roll Morton. Questi artisti professionisti, nelle loro prime registrazioni riprendono i brani cari al jazz della tradizione, certamente interpretandoli ma rimanendo fedeli agli schemi tradizionali (vedi Potato Head Blues pagina d'approfondimento del New Orleans presente in questo web).

Negli anni '30 quando il jazz divenne popolare, le case discografiche, interessate ad allargare il mercato, invitarono i musicisti che avevano di fatto "inventato" il jazz a rivisitare il repertorio. Agli uomini della leggenda Kid Ory, Bunk Johnson, Sidney Bechet, Johnny Dodds si aggiunse l'opera del trombettista californiano Lu Watters e la sua Yerba Buena Jazz Band con le sue famose interpretazioni di High Society, Maple Leaf Rag, Muskrat Ramble, o quella di Nick Rongetti (altro italiano e non poteva mancare) che in controtendenza con la moda dello swing, propose per il suo locale la musica della tradizione dando al chitarrista Eddie Condon e alla sua band l'occasione di riproporre il loro Dixieland.

La tendenza del revival proseguì negli anni '40 e nell'immediato dopo guerra. Lu Watters riorganizzò la sua band registrando tre dischi memorabili per la Good Time Jazz che gli diedero fama in tutti gli States, contenevano: Jazzin' Babies Blues, Oistrich Walk, I Ain't Gonna Give Nobody None Of My Jelly Roll, Canal Street Blues, Sage Hen Strut, Trombone Rag, That's A Plenty.

La fama e l'interesse verso il jazz tradizionale varca i confini dell'Atlantico e giunge in Europa in particolare in Francia e in Inghilterra. In Italia prende l'avvio nel 1949 con la Roman New Orleans Jazz Band a cui si aggiunse la Milan College Jazz Society e soprattutto la Original Lambro Jazz Band con a capo il chitarrista Lino Patruno (Riverside Jazz Band) che nel corso degli anni darà vita a numerose formazioni "revivaliste" che si esibivano, negli anni '50, al Santa Tecla, un locale nei pressi del Duomo di Milano.

L'interesse per il genere continuò negli anni seguenti fino ad oggi, ne sono prova numerose formazioni nate in diverse città italiane da Genova a Torino a Bologna (Superiorius Magistratu Ragtime Band, Panigal Jazz Band, Rheno Dixieland Jazz Band, Doctor Dixie Jazz Band). Gruppi condotti dal trombonista Lucio Capobianco, dal clarinettista Gigi Cavicchioli o da Nardo Giardina nei cui gruppi parteciparono personaggi come Lucio Dalla e Pupi Avati.

Accanto al revival "professionistico" esiste un ampio movimento dilettantistico in Italia come in tutta Europa. Lo dimostrano le simpatiche formazioni dilettantistiche come la Extra Dixie o la Goganga Jazz Ramblers o la simpatica Fracass New Orleans Jazz Band tutte impegnate a mantenere vivo l'hot-jazz o il downtown style attraverso le proprie esecuzioni e le partecipazioni a festival commemorativi tra cui il più noto è quello che si svolge tutti gli anni nei mesi estivi ad Ascona "Jazz Ascona New Orleans & Classics" sulla sponda Svizzera del lago Maggiore.

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