Milhaud - Lem56

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Milhaud

classica > XX° le Avanguardie

Darius Milhaud
(Marsiglia, 4 settembre 1892 – Ginevra, 22 giugno 1974)

La vita
Nato in una vecchia famiglia ebrea Provenzale, Darius Milhaud è diventato uno dei più importanti compositori francesi tra le due guerre mondiali.
Da giovane fu influenzato dai simbolisti e degli impressionisti, ma presto divenne insoddisfatto di entrambi a parte il legame con Debussy.
La famiglia, benestante, non fece obiezioni quando il giovane Darius volle intraprendere studi musicali. Studia il violino e nel 1909 frequenta il Conservatorio di Parigi dove studia fuga con Widor e contrappunto, composizione e orchestrazione con André Gedalge.
Parigi favorisce la sua educazione musicale perché entra in contatto direttamente con la musica d'avanguardia. Fa  la conoscenza delle composizioni di Musorgskij, in particolare del Boris Godunov che venererà tutta la vita, di quelle di Gabriel Fauré , Maurice Ravel, Erik Satie , Ernest Bloch , Albéric Magnard, Albert Roussel , Igor Stravinsky , e persino di Arnold Schoenberg .
Nel 1912, Milhaud conobbe il poeta cattolico francese Paul Claudel, i due divennero amici. Durante la Prima Guerra Mondiale, Milhaud, respinto dal servizio militare per ragioni mediche, andò a lavorare per il dipartimento di propaganda del ministero degli esteri. Claudel, da poco nominato ambasciatore in Brasile, vuole con se Milhaud come suo segretario. Claudel sarà il suo “librettista” con lui penserà e realizzerà diversi scenari e balletti.
Rimarrà affascinato dalle musiche popolari e dai balli caratteristici brasiliani e delle musiche sudamericane in generale (L'homme et son désir del 1918; Le boeuf sur le toit del 1919) come dalla musica jazz che conoscerà a seguito di un soggiorno a Harlem (La création du monde del 1923, composta un anno prima della Rhapsody in Blue di George Gershwin).
Milhaud fece diversi viaggi all'estero: Londra, Vienna, gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica, in ognuno di questi viaggi conobbe nuovi mondi sonori che avidamente seppe assorbire.
Dopo la guerra, Milhaud torna a Parigi dove rinnova le vecchie amicizie e rimane colpito dall’estetica di Erik Satie.
Entra a far parte di un gruppo che Jean Cocteau chiamerà "Les Six". Mentore di questo gruppo fu lo stesso Cocteau che scrisse, in un stile scanzonato beffardo e violento, Le Coq et l’Arlequin, il manifesto del gruppo dei sei: il nazionalismo de le Coq, il gallo cioè il Francese, consisteva nel rigettare tutto quanto era stato insegnato da Arlecchino, cioè dal Tedesco,  ritenuto insincero e illusorio (ovvio il riferimento alla Prima Guerra Mondiale e alle differenti forze in campo) l’altro mentore fu il rivoluzionario e vulcanico Satie.
Il gruppo dei sei comprendeva anche Francis Poulenc , Arthur Honegger, Georges Auric, Germaine Tailleferre, e Louis Durey. Il gruppo era più una trovata propagandistica di Cocteau che un ente con ideali comuni. Il gruppo non hanno mai partecipato a qualsiasi grande progetto. Erano fondamentalmente amici, si trovavano al caffè Gaya, erano persone che godevano della reciproca compagnia e avevano in comune la repulsione nei confronti di qualsivoglia forma sonora che richiamasse la tradizione, amavano la provocazione, l’interesse per gli spettacoli da luna-park, il musicall, il vaudeville e gli show d’origine jazzistica.  
Dopo la caduta della Francia per mano dei nazisti nel 1940 Milhaud, artista d’avanguardia ed ebreo, decide di fuggire negli USA. Qui riceve un’offerta dal Mills College di Oakland, in California, dove insegnerà per oltre trenta anni. Dopo la guerra divenne professore di composizione al Conservatorio di Parigi e dal 1947 dirige la sezione musicale di Radio France. Divise il suo tempo tra gli Stati Uniti e l'Europa.
Nel 1971 è eletto all'Accademia delle Belle Arti. L'artrite reumatoide che lo sta paralizzando rallenta poco a poco la sua attività si spegnerà a Ginevra nel 1974.

Stile
L’arte del compositore ha attraversato molte delle esperienze tecniche e ideologiche novecentesche, muovendosi però sempre sulla sponda del polidiatonismo.
(Armando Gentilucci)

Il politonalismo rappresenta la tecnica più vistosa e costante della musica di Milhaud e non consiste nell’annullamento della tonalità (tonica-dominante) ma nella sovrapposizione di tonalità diverse in un gioco di simultaneità di eventi di contemporaneità di fatti che colloca l’ascoltatore come punto geometrico in un caleidoscopio sonoro a 360°. Milhaud stesso amava dire: “quando mi trovavo in campagna, in piena notte immerso nel silenzio e nella contemplazione del firmamento, mi sembrava che improvvisamente venissero a me, da ogni parte, da tutte le parti del cielo, dalle profondità della terra, dei raggi, dei movimenti: e che tutti questi raggi portassero una musica, ciascuna differente, e questa infinità di musiche si intrecciassero, continuando a scintillare restando tuttavia distinte”.

Milhaud lascia un corpus musicale gigantesco (più di 450 opere) che riguarda: opere teatrali, balletti, musiche di scena e musica corale, composizioni per voci e strumenti, musica da camera e per pianoforte. Il suo stile è influenzato sia da Satie sia dai ritmi esotici, specialmente brasiliani, sia dal jazz ma in sostanza è curioso verso qualsiasi novità sonora che sperimenta secondo un gusto ironico e moderno mai banale con un'armonia forte e un contrappunto notevole e ricercato che sconfina anche nell'atonalità attraverso la politonalità. La sua forma, a dispetto di quanto si possa credere è rigorosa e molto equilibrata.


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