Revolver - Lem56

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Revolver

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Revolver

Pubblicato il 5 agosto 1966 (mono - stereo)

Riedito in CD non rimasterizzato (AAD)
Nuovo CD rimasterizzato con interventi sulle dinamiche del mix originale (ADD) [9/9/2009]
Registrato tra l'aprile e il giugno del 1966

Taxman - Eleanor Rigby - I'm only sleeping - Love you to
Here, there and everywhere - Yellow submarine
She said she said - Good day sunshine - And your bird can sing For no one - Doctor Robert - I want to tell you
Got to get you into my life - Tomorrow never knows

Non avevano assunto impegni fino al maggio del 1966. Questo periodo fu sfruttato per l'unica cosa che li interessava veramente: la musica. Lontani dal clamore dei fans, lontani dallo stress dei concerti e dei viaggi transoceanici si dedicarono interamente al lavoro creativo in sala di registrazione: erano cambiati. Al pubblico che urlante voleva ancora lo …yeh! yeh! yeh! risposero con un...Revolver.

La copertina del disco, disegnata dall'amico Klaus Voormann, è un mix di disegno e immagini dei loro visi che penetrano o escono dalle loro teste: sono le sensazioni, le idee, le immagini fantasiose. Il sogno, la visione, il mistero, preludio del viaggio a bordo del sottomarino giallo che, di lì a poco, Al Brodax saprà farci vivere attraverso l'omonimo cartone animato. La maturazione artistica di ciascuno e del gruppo, la curiosità e la disponibilità del produttore George Martin e dei tecnici di Abbey road, l'LSD e tutta l'ideologia della droga di quegli anni, il misticismo indiano, tutto questo contribuì alla nascita delle 14 canzoni del LP.

Revolver si apre con Taxman, di Harrison, suoni registrati al contrario, la conta 1,2,3 inziale, l'elettricità diffusa dalla chitarra di George ci proiettano in un sound che si è lasciato completamente alle spalle i quattro divertenti ragazzi di She loves you. Segue Eleanor Rigby, la prima delle canzoni del Lp che tratta il tema della morte. Cantata da Paul, si avvale di un quartetto d'archi come in Yesterday. Questa volta il quartetto è usato dai Beatles come uno strumento: i violinisti sono chiamati a suonare strofinando l'arco vicino al ponticello per ottenere una sonorità asciutta, staccata, secca. Segue I'm only sleeping dove Lennon ci parla di… sostanze mentre Harrison s'inserisce con una chitarra registrata e poi fatta suonare al contrario. Ora è il turno di Love you to, altro brano di George che prova a seguire lo schema compositivo indiano. Here, there and everywhere è la canzone più amata da Paul tanto da indicarla, ancora oggi, come la migliore melodia che abbia mai scritto. Solitamente a Ringo si affidava un pezzo facile da cantare, questa volta la canzone sarebbe diventata il simbolo di un'epoca: Yellow submarine. Una marcetta scritta da Paul per i bambini e arricchita dal giocare dei Beatles nell'aggiungere effetti di ogni genere. Segue She Said She Said, dal ritmo irregolare dove John affronta il tema della morte…del sentirsi morto. E via continuando l'elenco di questo disco capolavoro con Good day sunshine e And your bird can sing per giungere a For no one che usa dei corni francesi e si chiude su una cadenza sospesa. Ora il Doctor Robert di John, capace di trovarti… di tutto e via fino al terzo pezzo di Harrison: I Want to tell you, un'altra riflessione sui temi della filosofia indiana cui segue la scatenata Got to get you into my life con i suoi ottoni. Ultima ma prima ad essere incisa, Tomorrow Never Knovs, inizialmente chiamata Mark 1 (segno). Il brano poggia su un ostinato ritmico convulso, sicuramente risultato di più registrazioni della parte di batteria. All'ostinato ritmico si fondono una serie di loop, come li chiameremmo oggi, costituiti da suoni i più diversi registrati e poi fatti girare al contrario e con la voce di John filtrata come non mai nel tentativo di evocare la profondità, il suono di cento monaci che recitano brani tratti dal libro tibetano dei morti… spegni la tua mente, rilassati e abbandonati alla corrente. Non è morire. Non è morire. È l'interpretazione del viaggio. L'LSD era usata da tutti nel tentativo di espandere le sensazioni, la propria mente, l'io (tema caro agli artisti di tutte le epoche). Per questo si ispirarono alle ricerche fatte negli USA, presso l'università di Harvard, dai prof. T.Leary e R.Alpert e raccolte nel libro "L'esperienza psichedelica".
Quando i Beatles fecero ascoltare Mark 1, che in origine doveva intitolarsi The void (il vuoto), il produttore discografico George Martin e i tecnici del suono presenti in sala trattennero il fiato rimanendo a bocca aperta: nessuna aveva mai pensato a qualcosa di così brutale, forte, deciso. Per ascoltare qualcosa di simile dovremo aspettare qualche anno quando Syd Barret dei Pink Floid e Norman Smith, ex tecnico del suono dei Beatles, spingeranno il gruppo dei Pink Floid verso brani come Arnold Layne, Bike, Intestellar overdrive, Careful with that axe Eugene e soprattutto Ummagumma, ma siamo nel 1969!

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