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Igor Fedorovic Stravinsky
(18 VI 1882 Oranienbaum - 6 V 1971 New York)
“…l’eclettismo genialissimo all’insegna del quale la critica per molti decenni ha etichettato Stravinsky, va riconsiderato, inquadrato in una prospettiva critica nuova... . L’ordine tecnico costituito è il filo rosso che unisce ogni possibile esperienza artistica stravinskyana, ogni approccio con stilemi desunti dall’intero arco della storia musicale.” (Armando Gentilucci)
Igor Stravinsky nacque il 18 giugno del 1880 ad Oranienbaum, l'odierna
Lomonosov, sulla costa meridionale del golfo di Finlandia. La Famiglia era di estrazione borghese, il padre, rinomato cantante (baritono e basso) dell'Opera Imperiale, alternava per necessità di lavoro, inverni in città con estati in campagna. Durante uno di questi soggiorni il giovane Igor, aveva dieci anni, conosce Katerina Gabrielovna Nossenko, una cugina, destinata a diventare nel 1906 la sua inseparabile compagna fino alla prematura scomparsa giunta, nel 1939, per tubercolosi.
L'ambiente frequentato dal padre influì sulla formazione del giovane Stravinsky ma questi non fu un "enfant prodige". Impara il pianoforte ma solo ventenne inizia studi più seri diventando allievo del severo Rimsky-Korsakov. Seguono anni interlocutori fino a quando non conosce Sergej Diaghilev, fondatore e impresario dei Ballets Russes a Parigi, che nel 1909 lo chiama presso di sé per commissionargli un balletto: "
L'uccello di fuoco" ricavato da una nota favola russa. Un mago rapisce una principessa che tiene prigioniera in un giardino incantato. Il principe Ivan vuole liberarla, per questo motivo cattura l'uccello di fuoco da cui ottiene una magica penna con cui sconfigge il mago Kašcei e libera la principessa. La realizzazione del balletto è affidata al coreografo Fokin e agli scenografi Léon Bakst e Alexander Benois, tutti fedeli alle idee innovative di Diaghilev. Il balletto, rappresentato il 25 giugno 1910, ottiene unanimi consensi, il successo personale di Stravinsky è tale da essere considerato, da quel momento, uno dei compositori più in vista dell'avanguardia parigina. L'anno seguente il successo si ripete con il balletto
Petruška"...l'eterno e infelice eroe di tutte le fiere e di tutti i paesi". La vicenda è ambientata in russia, i protagonisti sono tre burattini, Petruška, la Ballerina e il Moro che per incantesimo diventano umani. Petruška è innamorato della Ballerina ma questa lo rifiuta perché troppo brutto. Il Moro, rozzo e stupido, ottiene i favori della Ballerina. Petruška sfida il Moro ma ne è ucciso. Stupore generale ma ... si tratta di un burattino e la polizia non interviene. In quest'opera Stravinsky stupisce per l'assoluta libertà nella costruzione formale: tutto è imprevedibile, dall'accostarsi d'idee musicali diversissime all'uso del ritmo alle soluzioni armoniche e timbriche. Muore definitivamente con questo lavoro la pretesa romantica di sviluppo dei temi. Sperimenta apertamente la politonalità, ben evidente nelle scene di massa quando descrive la fiera paesana, e mostra uno spiccato gusto per l'ironia.
Due anni ci vollero a Stravinsky per portare a termine il nuovo progetto "Le sacre du printemps" cioè la sagra della primavera, evocazione rituale della russia pagana. Questa volta non ci sarà il clamore del successo ma il fracasso della contestazione. Dopo le prime battute, il pubblico, forse preparato da una critica ostile, cominciò a fischiare, a urlare al punto che i ballerini non erano in grado di sentire la musica. Un fiasco? No, le repliche del balletto e le esecuzioni fatte a Londra ne decretarono il successo non solo, da allora, Le Sacre sarà ritenuto una dei capolavori del XX secolo.
Nel 1914 Stravinsky si stabilisce in Svizzera, lontano dalla Prima Guerra Mondiale, e dalla rivoluzione russa del 1917. Qui completa le Rossignol e scrive l'Histoire du soldatin cui si fondono le diverse esperienze maturate negli anni precedenti, l'impressionismo, il politonalismo, il jazz, il cabaret, tutto affidato a una struttura che richiama il cubismo.
Dal 1919 abbandona la strada dell'avanguardia con il balletto "
Pulcinella" su musiche di Pergolesi, autore del XVII secolo. È una nuova via che richiama l'oggettivismo neoclassico. Sembra essere una reazione nei confronti dell'espressionismo che con Schönberg è andato di là della tonalità per approdare a una nuova concezione musicale: la dodecafonia. Stravinsky, così, s'isola e sembra volersi collegare ai compositori dell'epoca barocca come Vivaldi e Bach, che con il loro sensato e razionale metodo compositivo, rispondono alle esigenze artistiche del compositore.
Seguono opere come l'Oedipus Rex, la Sinfonia dei Salmi, fino alla Carriera di un libertino che chiude quest'altra fase dell'artista.
Nel 1952 Stravinsky sorprende ancora tutti con il Settimino, una composizione seriale, dodecafonica; si era ravveduto verso l'odiata dodecafonia? forse, ma non è un'adesione totale; ancora una volta Stravinsky "joue à l'avangard"? No, il compositore non ha modificato il suo percorso, alla ricerca di equilibrio e razionalità, scopre, attraverso le composizioni di Anton Webern, come la dodecafonia si presti a rispondere alle sue esigenze di misura ed equilibrio razionale, quindi non ha freni nel provarla.
A seguito della morte della moglie si legherà sentimentalmente con Vera de Bosset che sposerà, i due raggiungeranno gli USA nel 1940 per sfuggire alla guerra. Nel 1941 Stravinsky è a Hollywood ottenendo, dal 1945 la cittadinanza statunitense.
Ritorna spesso in Europa per dirigere le sue musiche e nel 1962, per la prima volta dalla Rivoluzione di Ottobre, è invitato dal governo russo a tenere concerti in patria.
Gli ultimi anni li trascorre senza comporre, fatica anche a dirigere i propri lavori. Si spegne a 89 anni a New York il 6 maggio del 1971. Volle essere sepolto accanto all'amico S. Diaghilev nel cimitero dell'isola di San Michele a Venezia, estremo tributo alla memoria dell'amico.
Stile
È difficile definire lo stile di un'artista che durante una lunghissima carriera ha saputo rinnovare costantemente la sua arte. Per molti anni Stravinsky è stato considerato dalla critica un compositore eclettico perché in grado di passare dall'impressionismo al cubismo, dal jazz al neoclassicismo fino alla dodecafonia, partecipando a tutte le maggiori esperienze musicali del XX secolo senza la paura di contraddirsi. Invece la sua evoluzione artistica è stata unitaria: l'ironia, l'ossessione del ritmo, l'inconfondibile fisionomia dei suoi temi e degli impasti timbrici sono costanti di una personalità artistica alla ricerca di ordine, rifiuta il nuovo perché novità e sembra proiettato verso il passato o se si vuole verso un nuovo consolidato. Il quadro d'insieme ci mostra un musicista "conservatore" più che un artista votato alla sperimentazione.