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Blues origini

È con il Blues che la comunità afroamericana darà inizio a un genere musicale del tutto nuovo in grado d’interpretare i sentimenti degli “oppressi” che darà origine ad altri generi musicali come il Jazz, il Rhythm and Blues, il Soul, il Rock and Roll, il Rock in pratica tutta la musica “pop” (pop acronimo inglese di popular cioè popolare), tutta la musica che ascoltiamo ogni giorno.

Molti critici traducono la parola blues con triste. Un macroscopico errore che non tiene conto del fatto che i neri americani non parlano l’inglese e tanto meno l’americano, ma una lingua detta nigger english o american english o più semplicemente slang: un dialetto. In questa lingua la parola blues vuol dire essere furibondo, infuriato, arrabbiato, stato d’animo ben diverso da triste. L’espressione verbale “I have the devil’s blues” potrebbe essere felicemente tradotta con la nostra “ho un diavolo per capello”.

Il Blues nacque alla metà dell’800 lungo il delta del Mississipi (USA) e Memphis ne sarà la città simbolo. Nacque dopo la guerra di secessione americana, quando gli ex schiavi ebbero la possibilità diventare contadini in piccoli appezzamenti di terra lavorata, sovente, a mezzadria. Una vita ancora peggiore dell’essere schiavo perché colma di una libertà effimera, vera sulla carta ma inesistente nella realtà.

Da semplice canto modulato, il blues si trasformò in genere affidato a specialisti. Questi erano cantori ambulanti, che, come originali menestrelli, si spostavano senza un’apparente meta, da una fattoria a un ghetto portando, con la loro voce roca, un “certo” sollievo alla disgraziata vita dei contadini neri e ricevendone in cambio ospitalità: è il blues rurale.
Con il blues denunciano il loro stato sociale, la squallida esistenza in cui si trovano ai margini della società dei bianchi, ritenuti da questi responsabili di tutto e sempre e comunque condannati.
Cantano di solitudine, di povertà, di vagabondaggi, di violenze, di fughe, di segregazioni, di soprusi.

Il blues, caratterizzato dall’accompagnamento della chitarra, in origine il banjo, mantiene lo schema responsoriale dei work song. Nella sua forma classica la strofa è di tre versi, ciascuno di quattro battute e occupato per metà dalle parole. La risposta, quasi sempre strumentale, occupa l’altra metà.

Un esempio: Sweet Home Chicago
mentre il testo segue il medesimo schema:

Oh baby don't you want to go (2v.)
Back to the land of california
to my sweet home chicago



Gli accordi sono basati su un giro armonico che si fonda sulla prima, la quarta e la quinta nota della scala diatonica e si caratterizzano per la presenza della settima minore, che rende immediatamente riconoscibile l’armonia blues, rispetto, ad esempio, a quella classica.

Come esempio usiamo un blues in Mi. La scala prevede al primo grado il Mi, al quarto il La e al quinto il Si. Spesso si utilizzano gli accordi di settima per una sequenza blues semplice di:

Mi7 | La7 | Mi7 | Si7 La7 | Mi7 | Si7 ecc.


(n.d.r. tutti i suoni sono riprodotti utilizzando un iPad collegato al PC e l’applet GarageBand)
Ora ragioniamo sui suoni; ascolta l’accordo di Mi
come siamo abituati nella cultura occidentale.
Ora con la settima (7)
; è evidente la differenza, l’accordo pieno e solare di Mi maggiore con la settima diventa intrigante, suona in modo diverso.

Proviamo ora ad ascoltare la sequenza blues suonata con gli accordi senza le settime, come l’avremmo fatto in europa
ora ascoltiamola con le settime . Che differenza! La sequenza blues sembra avere più vita, si agita, quasi segue un percorso spinoso a ostacoli: è certamente differente.

I blues sono perlopiù in modo maggiore, ossia tutti gli accordi impiegati in essi sono maggiori. È però anche frequente incontrare blues in modo minore, in cui il primo e il quarto accordo siano minori, mentre il quinto, per merito della sua funzione dominante, rimane maggiore e conserva la settima.

La melodia blues non poteva che impiegare una scala differente da quella occidentale, ulteriore segno che gli afroamericani, sradicati dalla loro terra, schiavi in un luogo lontano l’impensabile non imitano i bianchi o come dicevano gli stessi bianchi americani fanno le scimmie nel senso che imitano, scimmiottano. No, i neri non imitano, apprendono dal bianco e riformulano, rielaborano secondo il loro sentire.
La melodia blues utilizza una scala in cui la terza e la settima nota sono alterate verso il basso; per comodità si dice che sono bemollizzate rispetto alla scala maggiore classica, anche se tali note (blues notes) mantengono una certa indeterminatezza rispetto agli altri intervalli classici (oscillano tra diesis e bemolle senza essere totalmente l’uno o l’altro).

Scala natural:


Scala blues:



Il ritmo, spesso sincopato, è generalmente pari in 4/4, ma sono presenti, soprattutto nella fase meno standardizzata, ritmi ternari, che costituiscono delle rare eccezioni.

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