Pianoforte - Lem56

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Pianoforte

classica > XX° le Avanguardie

Musiche per pianoforte

Il corpus principale dell’opera di Satie è nel pianoforte. Composizioni brevi, intense, mai banali come tutta la sua musica. Prevale un gusto ironico nei titoli: Ogive, Embryon desécches, Morceaux en forme de poire, Poudre d’or, Gymnopédies ecc. (Ogiva, Embrioni disseccati, Pezzi in forma di pere, Polvere d’oro, Ginnastica per i piedi). Fino alle stravaganti Vexations, un brano composto da poche note, 152 su cinque pentagrammi, che E.Satie: “Pour se jouer 840 fois de suite ce motif, il sera bon de se préparer au préalable, et dans le plus grand silence, par des immobilités sérieuses” (Per suonare il tema 840 volte di seguito, sarebbe opportuno prepararsi in anticipo, e nel più profondo silenzio, con seriosa compostezza). Giusto per curiosità, l’esecuzione varia a seconda dell’interprete dalle dieci alle ventiquattro ore!
Al di là delle stranezze, nelle sue composizioni vi sono musiche splendide che hanno saputo conquistare generazioni sempre nuove di affascinati ascoltatori ed esecutori.
Con le tre Sarabandes composte nel 1887, le tre Gymnopédies scritte l’anno seguente rappresentano il punto di partenza del cammino creativo di Satie; e furono appunto queste delicatissime ed enigmatiche pagine per pianoforte che attrassero l’attenzione dei due massimi compositori francesi dell’epoca, Debussy e Ravel. In esse sono spazzate via ogni enfasi, ogni ebbrezza sentimentale, ogni pletoricità del tardo romanticismo. All’origine della Gymnopédies c’è l’intenzione di rigenerare, probabilmente sulla scorta di qualche sollecitazione letteraria, l’antica danza apollinea. Al di là dell’evocazione ellenica, il loro fascino risiede però essenzialmente nalla concezione del tempo entro il quale si calano, che procede quasi al ritmo di un valzer lento, pur dando l’impressione dell’immobilità. Debussy orchestrando le Gymnopédies prima e terza, ne ha colto tutto il segreto stupore dotandole di una seduzione timbrica assorte e magica. È da ricordare che Ravel, a sua volta, ebbe a definire Les entretiens de la Belle et de la Bete della sua Ma mère l’oye come la “quarta gymnopédies”.(
Piero Santi da Repertorio di Musica Sinfonica ed. Giunti Ricordi)

Sarabande (1887) e Prélude de la Porte hèroìque du Ciel (1987)

Vanno solo ascoltate e possibilmente suonate e incredibilmente ci sente avvolti da un magico senso di pace ed equilibrio da una sensazione eterea di rara raffinatezza realizzata con uno strumento come il pianoforte che in se è uno strumento percussivo.

Il 16 gennaio 1911, Ravel diede la prima esecuzione pubblica della Sarabande n.2 di Satie in un concerto della neonata Société Musicale Independante nella Salle Gaveau di Parigi. Al momento, Satie era nel suo sesto anno di studio presso la Schola Cantorum, sotto Vincent d'Indy, ed era ancora in gran parte sconosciuto come compositore, aveva quarantaquattro anni. Fu una rivelazione per il pubblico parigino, un successo che rinfrancò Satie perennemente insoddisfatto del proprio lavoro.

Ogives n.1 (1889)

Medesimo discorso per questo brano, scritto senza divisione in battute, il primo di quattro pezzi per pianoforte.  Satie disse di essersi ispirato alla forma delle finestre della Cattedrale di Notre Dame a Parigi.
Le melodie calme e lente di questi pezzi si sviluppano in frasi abbinate che rievocano il canto piano. Il compositore volle evocare il riverbero di un grande organo a canne nella profondità di una cattedrale.



Gymnopédies
(1988) n.1 n.2 n.3
Rappresentano la vetta di questo periodo della vita artistica di Satie.
Il nome delle composizioni si rifà all'antica festività spartana delle Gimnopedie durante la quale aveva luogo una danza processionale di giovani seguita da canti ed esercizi ginnici.
Le 3 Gymnopedies furono realizzate come tre brani autonomi, riuniti in un'unica raccolta, stampata per la prima volta dal padre Alfred Satie, editore di musica nel tempo libero. I brani sono costruiti su quell'ambiguità armonica che influenzerà e piacerà a Debussy. Ad esempio, le prime battute della Gymnopédie N. 1 sono costituite da una progressione alternata di due accordi di settima maggiore (di Sol e di Re).



Debussy era così affascinato da questi pezzi per piano che decise di orchestrarli per l’amico Satie. Musicò la prima e la terza poiché ritenne la seconda poco adatta ad un lavoro per orchestra.
Il risultato è stupefacente Debussy riuscì a rendere il segreto di questi pezzi per pianoforte dotandoli …di una seduzione timbrica assorta e magica.

Gymnopédies n.1 n.2

(eseguite dalla London Philarmonic Orchestra diretta da Bernard Herrmann edizione Decca 421 395-2)

Fu Ravel a scoprire Satie a farlo conoscere ai parigini spingendolo a comporre e Satie abbandona la scrittura eterea delle sue composizioni volendo, ora, essere l’interprete della vita bohémienne, dei café chantant, de le Chat Noire, conosce e frequenta gli artisti delle avanguardie, ha stretto amicizia con Debussy, Ravel, Milhaud, Cocteau, Claire… il suo pianoforte ora è irridente, sarcastico, dissacrante quasi provocatorio in sintonia con il clima avanguardistico della Parigi di quel tempo. Nascono lavori bizzarri come Embryons desséchés. Queste composizioni, in anticipo sulle poesie di Apollinaire, erano delle vere "partiture per l'occhio" per come la struttura grafica interagiva con quella dell'interpretazione sonora.

Le Piccadilly

Je te veux


Embryons dessechés


Vexations


Nel prendere in esame le musiche pianistiche di Satie ho lasciato per ultimo Vexations del 1893 perché la ritengo la più stravagante composizione del compositore.
Costituita da una manciata di note, 150 in tutto, ne prevede la ripetizione ossessiva per 840 volte il tutto risolvibile in un tempo che va dalle 10 ore, per il pianista frettoloso, alle 24 per quello ostinatamente coscienzioso. Il punto è perché, perché dovrei suonare o ascoltare una composizione di questo tipo? Ascoltare? Dubito che lui abbia questo intento perché ci dice: “Pour se jouer 840 fois de suite ce motif, il sera bon de se préparer au préalable, et dans le plus grand silence, par des immobilités sérieuses” (Per suonare il tema 840 volte di seguito, sarebbe opportuno prepararsi in anticipo, e nel più profondo silenzio, con seriosa compostezza). Quindi lo scopo è suonarle. Vexations dal vocabolario Treccani: vessazióne s. f. [dal lat. vexatio -onis, der. di ve-xare «vessare, tormentare»]. – Maltrattamento, oppressione (esercitata su inferiori o su persone più deboli)… e qui mi è nato un dubbio se devo maltrattare me stesso suonandole ma non sarebbe in sintonia con il significato del titolo oppure, con le 840 ripetizioni sono io ad opprimere, a costringere il pubblico legato su una sedia e in questo caso sarebbe una bella provocazione, chissà come reagirebbe il pubblico, diventerebbe un happening antipando di cinquant’anni i 4’ e 33” di John Cage.
Per fortuna nei concerti il brano è ripetuto solo 42 volte!


(tutti i brani per pianoforte sono suonati dalla pianista Cristina Arignano edizione Brillant 93559)


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