Bebop stile - Lem56

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Bebop stile

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Bebop stile

Il trombettista smise di suonare sul più bello, mentre la frase era ancora a metà, per tracannare dalla bottiglia di gin. E subito attaccò il sassofonista, quello col basco e gli occhiali neri. Non riuscivo a capire che diavolo stesse succedendo. L'uomo alla batteria teneva il tempo tutto sui piatti, producendo una specie di ronzio che mi stava trapanando il cervello. Non riuscivo a capire che roba folle stesse suonando. Volevo chiedere spiegazione a Mary Lou ma la "polvere" non mi fece farfugliare che qualche sillaba. Di una cosa ero certo: che quella sera le pareti del Minton's dovevano essere fatte di fuoco.

Così, per gioco, il giornalista Giuseppe Piacentino, s'immagina una serata al Minton's. Infatti, è qui, che negli anni quaranta, le jam session (libere improvvisazioni in gruppo) riscattarono l'improvvisazione. Ovunque un solista salisse su un palco sapeva già di trovare un tacito accordo con gli accompagnatori. Si stabiliva un terreno comune affidato ai giri armonici di alcune canzoni che erano uno standard del repertorio Swing. Quindi i solisti si succedevano uno dietro l'altro senza doversi preoccupare, com'era nel jazz della tradizione, di spazi comuni. Ciascuno poteva sviluppare le proprie idee in libertà scartando le soluzioni peggiori e ampliando quelle migliori fino a trasformarle in regole.

Tutti i musicisti che si esibivano lungo la 52a strada di New York avevano fatto qualche scoperta, trovato nuovi espedienti per affermare la propria idea di ribellione musicale allo stantio sonoro delle grandi orchestre di Swing. Il batterista Kenny Clarke, per esempio, aveva usato i piatti per scandire il ritmo lasciando al colpo di grancassa solo qualche accento. Charlie Parker sviluppò un'importante novità. Aveva scoperto che usando le note estreme di un accordo, quelle più lontane, di una melodia nota si potevano ottenere frasi più fresche e originali. Parker sperimentò per la prima volta questa tecnica usando gli accordi di Cherokee: un classico del repertorio.

Naturalmente tutte le idee del nuovo linguaggio erano sperimentate, messe in discussione e condivise da tutti. Un metodo frequente era quindi quello di sovrapporre nuove linee melodiche ai giri armonici di alcuni classici come How High the Moon, I Got Rhytm, All the Things You Are, Whispering, Indiana, Cherokee, i cui temi erano rielaborati in chiave blues su linee melodiche zigzaganti e molto dinamiche. I Got Rhytm diventò Ah-Leu-Cha, Chasin' the Bird, Red Cross e chissà quante altre. Cherokee si trasformò in Steeple Chase, Ko-Ko di Duke Ellington deventerà una nuova Ko-ko, una delle più isteriche composizione del Bebop. Mentre How High the Moon diventò Ornithology la pista di decollo preferita da Charlie Parker. (vedi gli esempi in SwingBop).

Dal punto di vista armonico con il Bebop si fece un largo uso di accordi artefatti, di cromatismi e di alterazione degli armonici, raggiungendo con Charlie Parker i limiti della politonalità (vedi cubismo, Stravinsky, Milhaud...). Come il blues usava le sue scale così, lo fu per il Bebop. (vai alla pagina d'approfondimento Scale e Armonia Bebop).
Il brano iniziava, solitamente, con i due fiati principali che suonavano all'unisono il tema, seguivano fraseggi con bruschi arresti e improvvise ripetizioni, ed era frequente l'intervallo di quinta diminuita, questo un vero e proprio marchio di fabbrica. Il tempo d'esecuzione è frenetico: si passa dai 100/160 battiti dello Swing ai 300 del Bebop e pochi musicisti erano in grado di suonare a quella velocità. Del resto le innovazioni più radicali si hanno proprio nel ritmo. La scansione dei tempi, pur partendo dal classico 4/4, tende a modificarsi e complicarsi diventando imprevedibile. La batteria non è più relegata al ruolo di semplice macchina di sostegno ritmico ma diventa protagonista con veri e propri assoli. La chitarra scompare nel ruolo di accompagnamento mentre il piano lascia alla sola mano sinistra il compito di seguire in modo sincopato l'intreccio ritmico-armonico.

Gli arrangiamenti sono curati al massimo e ripuliti da qualsiasi indulgenza nei confronti del pubblico. Anche l'atteggiamento durante le esecuzioni abbandona l'istrionismo dello Swing per uno stile distaccato. Gli uomini del Bebop sono artisti di colore, i bianchi avranno un ruolo secondario e successivo, e questo fa sì che si affermi un'identità razziale imposta all'industria discografica, al pubblico e alla tradizione.

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