Futurismo - Lem56

Vai ai contenuti

Menu principale:

Futurismo

classica > XX° le Avanguardie

Futurismo

"Compagni! Noi vi dichiariamo che il trionfante progresso delle scienze ha determinato nell'umanità mutamenti tanto profondi, da scavare un abisso fra i docili schiavi del passato e noi liberi, noi sicuri della radiosa magnificenza del futuro…"

"… Un’automobile da corsa ... un’automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bella della Vittoria di Samotracia ... Bisogna che il poeta si prodighi, con ardore, sfarzo e munificenza, per aumentare l’entusiastico fervore degli elementi primordiali. Non v’è più bellezza se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro ... Noi vogliamo glorificare la guerra – sola igiene del mondo – il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore ..."

dalla voce di Marinetti


La rivoluzione dichiarata, esplicita, il noi contro tutto e contro tutti nasce in Italia, è il Futurismo ideato da Tommaso Marinetti che dalle colonne del giornale parigino le Figaro il 20 febbraio 1909 ci presenta il suo manifesto. Per la verità lo aveva già presentato qualche giorno prima attraverso giornali locali italiani: la Gazzetta dell'Emilia di Bologna il 5 febbraio, la Gazzetta di Mantova l'8 febbraio e l'Arena di Verona, il 9 febbraio.

Il Futurismo è un movimento artistico che si rivolge a un pubblico di massa. In quanto movimento artistico, (tutte le singole discipline artistiche sperimentano un linguaggio nuovo con la stessa finalità) non rappresenta una novità, vedi il cubismo ecc., sicuramente avere l’ambizione di rivolgersi a un pubblico di massa è una novità assoluta, più ancora: è una grande ambizione.
Marinetti patrocinò un’arte e un costume che avrebbero dovuto fare tabula rasa del passato e di ogni forma espressiva tradizionale, ispirandosi al dinamismo della vita moderna, della civiltà meccanica, e proiettandosi verso il futuro e ponendosi come modello a tutte le successive generazioni.
I futuristi in definitiva, rifiutano la tradizione e si oppongono a ogni retaggio della cultura del passato esaltando la modernità nei suoi aspetti più caratteristici: velocità, macchine, metropoli, complessi industriali.

In questo video
l’attore Carmelo Bene recita il manifesto futurista fornendoci un’interpretazione verosimile dell’aggressività con cui i futuristi intendevano raggiungere il loro scopo. Non hanno dubbi, esiste un solo verbo: il loro, risolvono in un lampo la crisi dell’uomo moderno, convinti che esista un’unica verità. Non ci forniscono semplicemente un’interpretazione della società, hanno la pretesa di indicarne la strada ecco perché sono Il Futurismo. Strada da percorrere senza incertezze, senza dubbi, senza voltarsi indietro, pronti al sacrificio, molti perderanno la vita durante la Prima Guerra Mondiale, pur di offrire il petto al Mondo Nuovo.

Un percorso per immagine del Futurismo


Letteratura e teatro
In campo letterario il futurismo esaltò l’onomatopea invece della costruzione sintattica e promosse le “ parole in libertà”, una poesia visiva, “auto-illustrazione” cui fece seguito una rivoluzione tipografica che contagiò lo stile dei manifesti.
Le opere di Marinetti e dei suoi seguaci (Luciano Folgore, Paolo Buzzi, Francesco Cangiullo, Bruno Corra, Enrico Cavacchioli ecc.) sembrano soffocate da una retorica che volendo essere antiretorica riesce ad essere anche più fastidiosa.
Come esempio si veda la Battaglia di Tripoli o il Bombardamento di Adrianopoli di Marinetti.
Ciò non toglie che grandi scrittori, da Soffici a Palazzeschi da Bontempelli a Pirandello, abbiano compiuto i primi passi sotto l’insegna del futurismo, presi da quell’ansia di rinnovamento, di libertà espressiva, che era la base di partenza del movimento.

Arte
Boccioni, Carrà, Russolo, Balla e Severini sottoscrissero nel febbraio del 1910 il Manifesto dei pittori futuristi, poi l’11 aprile quello tecnico della pittura. In seguito, 1912, Boccioni redasse il Manifesto relativo alla scultura e uno dell’architettura.
Alla programmatica necessità di un totale distacco dalla tradizione accademica e di una piena adesione alla vita moderna, corrispose un’elaborazione teorica (in particolare da parte di Boccioni), pittorica e plastica dei concetti di dinamismo, simultaneità, compenetrazione dei piani, in un ampio ventaglio di sfumature, dalla sintesi soggettiva di Boccioni, all’analisi oggettiva della rappresentazione dinamica come sequenza o traiettoria di Balla, alla ricerca di una struttura di matrice cezanniana in Carrà, di effetti ritmici nella frammentazione della forma e del colore in Severini, alla simultaneità come sintesi mnemonica in Russolo; ricerche che affondavano le loro radici nel divisionismo e più ampiamente nella cultura europea tra simbolismo e decadentismo e trovarono stimoli fecondi nella contemporanea ricerca cubista, dalla quale i futuristi, tuttavia, perentoriamente presero le distanze per la fondamentale diversità d’impostazione del movimento. (fonte Treccani)
La redazione de "L'Italia Futurista" era la voce del movimento, diede spazio alla ricerca futurista che si allargò alla fotografia (A.G. Bragaglia sperimentò fin dal 1911 il fotodinamismo guarda il video
)
al cinema (manifesto della cinematografia futurista, di Marinetti, Settimelli, Corra, A. Ginna, Balla, 1916), alla scenografia (nel 1915, dopo il manifesto del teatro sintetico di Marinetti, Settimelli e Corra, E. Prampolini propose la sua Scenografia futurista) alla pubblicità, al mobilio, alla meccanica ecc.

Musica
Teorico del futurismo musicale fu Francesco Balilla Pratella autore del Manifesto della Musica Futurista. Bisognava combattere i critici, lo stile “grazioso”, i conservatori e gli accademici. La melodia intesa come sintesi dell’armonia, si doveva infrangere il dominio del ritmo di danza, considerare la strumentazione sotto l'aspetto di un universo sonoro incessantemente mobile. Bisognava portare nella musica tutti i nuovi atteggiamenti della natura, sempre diversamente domata dall'uomo per virtù delle incessanti scoperte scientifiche. Dare l'anima musicale delle folle, dei grandi cantieri industriali, dei treni, dei transatlantici, delle corazzate, degli automobili e degli aeroplani. Luigi Russolo con L’Arte dei Rumori del 1913 rivoluziona il concetto di musica superando la differenza accademica tra suono e rumore. Tutti è suono. In questa direzione progetta e costruisce gli intonarumori, strumenti che intonano e regolano armonicamente e ritmicamente i rumori e divisi in famiglie (ululatori, rombatori, crepitatori, scoppiatori, ronzatori, gorgoliatori e sibilatori) li utilizza come strumenti della sua nuova orchestra.
I risultati ottenuti non rispondono alle attese* così, e fin troppo rapidamente, l’esperienza musicale futurista si chiuse. Peccato, certamente il desiderio di costruire un mondo sonoro con nuovi “strumenti” urta con le difficoltà tecnologiche proprie del 1913. Sarebbe bastato avere un registratore anche solo per costruire un percorso sonoro d’ambiente, purtroppo non c’erano ne quello, ne generatori di suoni elettronici ne tanto meno computer, insomma la musica futurista era così futura, così di là da venire che nel 1913 non era possibile realizzarla ma solo “immaginarla”.
Poco tempo dopo già il Théremin o le Onde Martenot avrebbero consentito maggiori chance.
Certamente la musica Concreta degli anni 60 e l'opera di John Cage deve molto alla sperimentazione futurista e ai "rumori trovati" degli spettacoli radiofonici di Marinetti.

* Un dato è certo a Russolo è mancato il sostegno da parte dei musicisti italiani più in vista (Respighi, Busoni, Casella ecc.). Loro erano orientati verso il recupero di una tradizione musicale strumentale nazionale attraverso l'uso di musiche e temi del passato!


Risali


Torna ai contenuti | Torna al menu