Pierrot Lunaire - Lem56

Vai ai contenuti

Menu principale:

Pierrot Lunaire

classica > XX° le Avanguardie

Pierrot Lunaire

Il Pierrot Lunaire fu scritto da Schönberg tra il marzo e il maggio del 1912 su espressa richiesta dell'attrice Albertine Zeheme e presentato a Berlino il 16 ottobre dello stesso anno.
È la composizione che consacra Schönberg all’atonalismo e all’espressionismo. Può essere considerata con la Sagra della Primavera di Stravinsky del 1913 e Parade di Satie del 1917 tra le pietre miliari del XX° secolo.

Il Pierrot Lunaire si basa su ventuno poesie divise in tre parti di sette ciascuna, scritte dal simbolista Albert Giraud nel 1886 e tradotte in tedesco da Otto Erich Hartleben.
Il protagonista è Pierrot, eroe malinconico e triste che s’ingegna esprimendo se stesso e il suo ambiguo carattere.

La composizione è per voce recitante e piccolo complesso da camera, che varia di brano in brano (clarinetto con clarinetto basso, violoncello, violino con viola, flauto con ottavino e pianoforte).
Essenzialmente gli aspetti musicali nuovi sono l’uso della atonalità come punto di partenza della costruzione del pensiero musicale, il piccolo organico strumentale che fugge dalle gigantesche orchestre tardo romantiche e non ha alcun riscontro con la tradizione cameristica (è interessante notare come l’uso di piccoli organici sia una costante delle avanguardie, basti pensare all’histoire du Soldat di Stravinsky, ai balletti e alle pantomime di Satie come Jack in the box piuttosto che ai balletti di Milhaud).
Infine lo sprechgesang, una difficile tecnica vocale a metà fra parlato e cantato, si distingue dal canto tradizionale perché non ha intonazione precisa ma solo approssimativa, e dal parlato, perché l’interprete non recita semplicemente, ma deve avvicinare i suoni emessi all’intonazione suggerita dal compositore.

Un esempio
Nacht e tre ascolti Gebet an PierrotDer DandyDer Mondfleck
eseguiti da David Pittmann-Jennings (Baritono) e Pierre Christine Schäfer (Soprano) sotto la direzione di Pierre Boulez con gli Ensemble Intercontemporain edizione Deutsche Grammophon.
Per Nacht e Gebet an Pierrot ho inserito anche un video in cui i medesimi esecutori accompagnano lo spartito visivo, è certo un modo interessante e alternativo per videoascoltare.


Nacth   



Innanzitutto si noti la particolare scrittura adottato da Sc per la voce recitante (Rezitation): tutte le note hanno un x per indicare al cantante che non si tratta di canto ma deve seguirne, in dettaglio, ritmica e direzione melodica.
Il pianoforte nel registro grave avvia il brano seguito da clarinetto basso e violoncello, anche alla cantante è espressamente indicato di utilizzare le note più basse.
A partire dalla seconda quartine il ritmo si anima e gli strumenti salgono all’acuto mantenendo un clima di angoscia ottenuto con l’uso del tremolo al ponticello per il violoncello (tecnica che prevede di sfregare l’archetto su e giù dalle corde all’altezza del ponticello) e il frullato per il clarinetto basso (tecnica che si ottiene pronunciando “r” durante l’emissione del fiato). Il volteggiare dei mostri, che chiude il pezzo e realizzato, è realizzato con un movimento melodico verso il basso.

8. Nacht (Passacaglia)                                  
Finstre, schwarze Riesenfalter
Töteten der Sonne Glanz
Ein geschloßnes Zauberbuch,
Ruht der Horizont – verschwiegen.

Aus dem Qualm verlorner Tiefen
Steigt ein Duft, Erinnrung mordend!
Finstre, schwarze Riesenfalter
Töteten der Sonne Glanz.

Und vom Himmel erdenwärts
Senken sich mit schweren Schwingen
Unsichtbar die Ungetüme
Auf die Menschenherzen nieder…
Finstre, schwarze Riesenfalter.

8. Notte (Passacaglia)
Notturne, nere farfalle gigantesche
spensero lo splendore del sole.
Chiuso libro di magia,
riposa l’orizzonte  – silenziosamente.

Dalla nebbia di perdute profondità
sale un profumo, che uccide il ricordo.
Notturne nere farfalle gigantesche
spensero lo splendore dei sole.

E dal cielo verso la terra calano
volteggiando pesantemente
invisibili mostri
nei cuori degli uomini…
Notturne, nere farfalle gigantesche.

Gebet an Pierrot    

9. Gebet an Pierrot
Pierrot! Mein Lachen
Hab ich verlernt!
Das Bild des Glanzes
Zer?oß – Zerfloß!
Schwarz weht die Flagge
Mir nun vom Mast.
Pierrot! Mein Lachen
Hab ich verlernt!
O gib mir wieder,
Schönberg: Pierrot Lunaire
Roßarzt der Seele,
Schneemann der Lyrik,
Durchlaucht vorn Monde,
Pierrot – mein Lachen!


9. Preghiera a Pierrot
Pierrot! Il mio riso  
ho io disimparato!
L’immagine dello splendore  
si disciolse – si disciolse!
Nera a me sventola la bandiera
ora dall’asta.
Pierrot! Il mio riso
ho io disimparato!
O dammi di nuovo,
veterinario dell’anima,
uomo di neve della lirica,
signore della luna,
Pierrot – il mio riso!

Der Dandy  

3. Der Dandy
Mit einem phantastischen Lichtstrahl
Erleuchtet der Mond die kristallnen Flakons
Auf dem schwarzen, hochheiligen Waschtisch
Des schweigenden Dandys von Bergamo.
In tönender, bronzener Schale
Lacht hell die Fontäne, metallischen Klangs.
Mit einem phantastischen Lichtstrahl
Erleuchtet der Mond die kristallnen Flakons.
Pierrot mit dem wächsernen Antlitz
Steht sinnend und denkt: wie er heute sich sch-
minkt?
Fort schiebt er das Rot und des Orients Grün
Schönberg: Pierrot Lunaire
Und bemalt sein Gesicht in erhabenem Stil
Mit einem phantastischen Mondstrahl.

3. Il Dandy.
Con un fantastico raggio di luce
illumina la luna le boccette di cristallo
sul nero, sommamente sacro lavabo
del silenzioso dandy di Bergamo.
In sonora, bronzea bacinella
ride allegramente la fontana zampillante, dal
suono metallico.
Con un fantastico raggio di luce
illumina li luna le boccette di cristallo.
Pierrot con il volto dal color della cera
se ne sta meditabondo e pensa:come truccarsi
– oggi?
Toglie il rosso e il verde d’oriente
e si dipinge la faccia in stile sublime
con un fantastico raggio di luna.

Der Mondfleck   

18. Der Mondfleck
Einen weißen Fleck des hellen Mondes
Auf dem Rücken seines schwarzen Rockes,
So spaziert Pierrot im lauen Abend,
Aufzusuchen Glück und Abenteuer.
Plötzlich stört ihn was an seinem Anzug,
Er beschaut sich rings und ?ndet richtig
Einen weißen Fleck des hellen Mondes
Auf dem Rücken seines schwarzen Rockes.
Warte! denkt er: das ist so ein Gips?eck!
Wischt und wischt, doch – bringt ihn nicht
herunter!
Und so geht er giftgeschwollen weiter,
Reibt und reibt bis an den frühen Morgen
Einen weißen Fleck des hellen Mondes.

18. La macchia lunare.
Con una macchia bianca della chiara luna
sul dorso del suo nero mantello,
Pierrot passeggia nella tiepida sera,
cercando felicità e avventure.
D’improvviso qualcosa lo disturba nel suo
vestito,
egli si guarda attorno e trova appunto –
una macchia bianca della chiara luna
sul dorso del suo nero mantello.
Aspetta! pensa: questa è una macchia di
gesso!
Pulisce e pulisce, ma non riesce a toglierla!
E prosegue così, pieno di veleno,
frega e frega ?no al mattino –
una macchia bianca della chiara luna.





Torna ai contenuti | Torna al menu