Pierrot Lunaire - Lem56

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Pierrot Lunaire

classica > XX° le Avanguardie

Pierrot Lunaire

Il Pierrot Lunaire fu scritto da Schönberg tra il marzo e il maggio del 1912 su espressa richiesta dell'attrice Albertine Zeheme e presentato a Berlino il 16 ottobre dello stesso anno.
È la composizione che consacra Schönberg all’atonalismo e all’espressionismo. Può essere considerata con la Sagra della Primavera di Stravinsky del 1913 e Parade di Satie del 1917 tra le pietre miliari del XX° secolo.

La composizione si basa su un ciclo di 50 poesie scritte dal simbolista Albert Giraud e tradotte in tedesco da Otto Erich Hartleben. Di queste Schönberg ne scelse ventuno divise in tre gruppi di sette.

Pierrot, eroe malinconico e triste, s’ingegna esprimendo se stesso e il suo ambiguo carattere. L'immagine romantica è deformata in smorfie e proiettata in immagini ora grottesche ora allucinate: canta alla luna che lo ispira, vive l'angoscia più profonda, si immagina assassino, e infine dopo tormenti e attimi di puro cinismo, torna alla sua patria, Bergamo, invocando nell'ultimo brano «l'antico profumo dei tempi delle fiabe».

La composizione è per voce recitante e piccolo complesso da camera, che varia di brano in brano (clarinetto con clarinetto basso, violoncello, violino con viola, flauto con ottavino e pianoforte).
Lo strappo con la tradizione è assicurato dall’estrema dissonanza del linguaggio atonali, dal piccolo organico, contrastante con le voluminose sonorità dell’orchestra tardo romantica, ma anche diverso dagli organici strumentali della musica da camera. Infine lo sprechgesang, una difficile tecnica vocale a metà fra parlato e cantato, si distingue dal canto tradizionale perché non ha intonazione precisa ma solo approssimativa, e dal parlato, perché l’interprete non recita semplicemente, ma deve avvicinare i suoni emessi all’intonazione suggerita dal compositore.
Lo stesso Schönberg fornisce indicazioni per il canto: “Gli esecutori non devono tentare di dar forma ed espressione allo spirito e al carattere dei singoli pezzi, basandosi sul senso delle parole, ma sempre e soltanto ispirandosi alla musica. La rappresentazione pittorico-tonale degli avvenimenti e dei sentimenti esposti nel testo si trova senz’altro nella musica, nelle misura in cui è stata sentita necessaria e importante dall’autore. Perciò qualora l’esecutore si accorga che questa rappresentazione manca, rinunzi ad introdurre qualcosa che l’autore non ha voluto metterci. In questo caso non aggiungerebbe, ma toglierebbe”.

Il Pierrot ben si adatta al messaggio musicale di Schönberg, quello della solitudine disperata dell’uomo incapace di difendersi e modificare la realtà esterna: una realtà che stava precipitando verso la Prima Guerra Mondiale.
Nella grande varietà di soluzioni formali s’incontrano libere forme di ostinato, una passacaglia (Die Nacht), un canone (Parodie), un doppio canone per moto retto e retrogado (Der Mondflecht, dove l’artificio è suggerito dal testo), andamenti di valzer o di barcarola, proiettati in una dimensione irreale, ironica e stravolta.
(Piero Santi)

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