Primitivismo - Lem56

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Primitivismo

Il Primitivismo, non è un vero e proprio movimento, ma una tendenza trasversale comune a molti artisti di diversa estrazione, teso alla ricerca di semplicità e naturalezza espressiva, frutto di un consapevole atto creativo con finalità estetiche precise e determinate a priori è ben lontano dal gesto istintivo e inconscio del selvaggio. È ispirato dall'arte primordiale africana e delle civiltà precolombiane, dall'arte originaria del Paleolitico e del Neolitico e da quella infantile.

In epoca romantica, nel quadro di una rivalutazione del passato e del Medioevo, il termine si riferì a quanto di puro e di non corrotto si riteneva di trovare nell'arte italiana precedente al Rinascimento. Questa concezione ispirò l'opera di gruppi quali i nazareni tedeschi, i puristi italiani e i preraffaelliti inglesi. Dagli ultimi decenni del XIX° secolo, con l'incremento degli studi di antropologia, il primitivismo coincise con un desiderio di ritorno allo stato di innocenza delle civiltà preistoriche e dei popoli considerati selvaggi, e quindi come rifiuto della società moderna. (Treccani)

Un breve percorso per immagini del Primitivismo


Farsi influenzare da…, il fascino del nuovo, sono tutti atteggiamenti tipici dell’essere umano e frequenti nel cammino dell’arte. Pensiamo alle infatuazioni successive la scoperta del Nuovo Continente da parte di Cristoforo Colombo, o a quelle della Via della Seta di Marco Polo e poi alle influenze Arabesche in epoca Barocca, vedi le Mille e una Notte, e via. Così le ricerche e le teorie evoluzionistiche di Charles Darwin sull’origine dell’uomo, diffuse a partire dalla seconda metà dell’800, le scoperte geografiche del continente africano, per lo più ancora ignoto, da parte di esploratori come David Livingstone e la conseguente massiccia colonizzazione di quei territori portò l’uomo europeo a contatto con il cuore dell’Africa nera. Scoprendo civiltà che vivevano allo stato primitivo, a uno stadio di “purezza” e di “innocenza” che affascinò gli artisti del primo novecento sempre irrequieti e sempre alla continua ricerca di nuove strade per fuggire la decadenza della società moderna.
In molti casi l'artista è solamente affascinato dall'”idea” di riuscite a rappresentare istinti e bisogni primordiali dell'essere umano, ispirandosi ai risultati dell’arte dei popoli africani che risultano non essere stati influenzati dallo sviluppo e dalla civiltà moderna.  

L'influenza degli oggetti di provenienza africana sembra aver avuto la massima forza negli anni appena successivi alla loro scoperta e diffusione. Gli artisti sono profondamente affascinati dalle forme delle sculture primordiali, così rudi, squadrate, semplici. Picasso e Braque, per esempio, ne traggono ispirazione per costruire le figure e lo spazio del Cubismo. Altri grandi come Modigliani, Kandinsky, Klee, Boccioni, Gauguin, Braque, Mirò…, seppure in modi diversi,  ne sono suggestionati, basterebbe vedere i loro lavori attraverso questo filtro per rendersene conto.

Allo stesso modo dallo studio delle popolazioni primitive africane e con l’aiuto del fonografo di Edison, si osserva e si ascolta un fare musica inconsueto caratterizzato da ritmi ossessivi e tempi differenti eseguiti simultaneamente: poliritmia, da sonorità catartiche e da un senso di totale liberazione primordiale.
Ecco che all’inizio del XX° secolo, diversi musicisti  trasferiscono le loro emozioni “africane” in composizioni caratterizzate da una dinamica molto nervosa, da un’agocica mai lineare, da un'orchestrazione in cui hanno sempre più risalto gli strumenti a fiato e le percussioni, da una melodia che stenta ad essere protagonista e cede a passaggi ritmici violenti e ad un ritmo molto più complesso.
Due esempi interessanti: Le Sacre du Primtemps di Igor Strvinsky del 1913 rappresentata dalla compagnia dei Ballets Russés di Sergej Diaghilev e La Création du Monde di Darius Milhaud del 1923.

Molti colleghi inseriscono il Jazz in questo contesto. È vero, il jazz trova la sua prima consacrazione all’inizio del ‘900 a New Orleans, ma non trova consistenza con il Primitivismo se non per il fatto che i componenti di un gruppo jazz sono per lo più neri. Non africani ma americani da quattro o cinque generazioni. Considerare il jazz come fenomeno esclusivo afroamericano è un errore indotto nel 1935 dal critico francese Hugues Panassié, che attraverso la rivista Le Jazz Hot, sosteneva che il jazz dovesse essere considerato una forma musicale esclusivamente dei neri.
In verità nel jazz risiedono tante matrici differenti, originarie di popoli e culture diverse unite da un elemento trasversale: la disperazione e l’emarginazione. Nel jazz riconosciamo la poliritmia africana, le sonorità caraibiche, le marce e le polke europee, le melodie operistiche per banda importate dai tanti immigrati italiani e…


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